TITO “SENZA TITOLO”
La nascita di una presenza architettonica
PERIODO: dal 31 gennaio al 15 marzo 2020
LUOGO: Sala 1
COLLABORAZIONE: Fondazione Tito Amodei, Associazione TraLeVolte, TeatroBasilica
COMUNICATO STAMPA
Filo conduttore della ricerca artistica di Tito è stata, per più di 60 anni, la forma come origine, come una presenza a cui dover dare inevitabilmente parola e che si fa testimonianza di qualcosa di più grande in maniera distaccata e autonoma da un significato prestabilito. “E’ il lavoro che ti conduce. Ti si impone. Se tu conduci il lavoro fai l’artista di mestiere”. E’ per questo che molte delle opere di Tito, sono state nominate dallo stesso artista “Senza Titolo” e molte altre hanno titoli generici che sottostanno a una semplice classificazione iconografica. A fare la differenza tra le varie versioni di Deposizioni, Natività, Spazio-forma restano gli anni e la capacità di Tito di entrare nei tessuti sempre più interni di un processo millenario di cui si fa portavoce.
“Le figure a un certo punto mi interessavano meno, interessava la presenza delle cose che vedevo sotto forma nuova, architettonica. Architettonica perché in riferimento ad uno spazio. Uno spazio con delle presenze all’interno che nella loro interazione creano qualcosa di nuovo. Lo spazio si modifica e ci modifica per creare rapporto nuovo tra noi e le cose: attraverso di noi esistono le cose”.
Una selezione di opere Senza Titolo dal 1971 al 2011 che raccontano il processo artistico di Tito.
Ferdinando Amodei, in arte Tito. Pittore, scultore, incisore nato a Colli al Volturno (Isernia) nel 1926. Membro della Comunità passionista della Scala Santa, ha vissuto dal 1966 a Roma. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, inizia nel 1964 l’attività espositive in Italia e all’estero. Molta della sua produzione artistica è stata assorbita da grandi decorazioni in spazi pubblici, specialmente in chiese (affreschi, vetrate, mosaici). Privilegiando la passione di Cristo, sia in pittura che in scultura; si segnalano le Via Crucis in bronzo nei Sassi di Matera ma anche il grande fregio di 30 metri in terracotta del Collegio Massimo all’EUR (Roma) e il mosaici (250 metri quadrati) nel Santuario di S. Maria Goretti (Nettuno). E’ stato impegnato anche in opere di carattere civile, come in monumenti per i caduti. Del suo lavoro si sono occupati scrittori e critici notissimi, pubblicando monografie sulla sua arte. Nel 1970 fonda a Roma, attigua alla Scala Santa, Sala 1 centro di arte contemporanea sperimentale.
Nel 1962, per le Edizioni De Luca di Roma, pubblica un’antologica sulla Passione del Signore nell’arte contemporanea da cui fu tratto un documentario premiato alla Biennale di Venezia. Tito è stato accademico pontificio dei Virtuosi al Pantheon e consulente alla CEI per l’edilizia per il culto. Ha inoltre pubblicato diversi studi sulla Scala Santa e scritto d’arte in riviste di informazione religiosa. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni private e pubbliche e nelle raccolte di prestigiosi musei del mondo, tra le quali: Albertina di Vienna; Art Gallery e MuseumKelvingrov di Glasgow (Scozia); Museo di Arte Moderna di Tel Aviv; Museo di Gand, Belgio (Raccolta di JanHoet); Musei Vaticani; Museo Stauros di San Gabriele; Museo Bargellini di Cento; Museo Nazionale della Grafica di Roma; Collezione della Farnesina – Ministero degli Affari Esteri; Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma; MUSMA- Museo della Scultura di Matera.